UNA PAGINA DELLA STORIA CASALE.
UNA PAGINA DELLA STORIA DEL CALCIO ITALIANO
DALLA FONDAZIONE AL 1913
Siamo ad ottobre del 1909: il Professor Raffaele Jaffe dell’Istituto Tecnico Leardi di Casale Monferrato mentre torna da una passeggiata incontra sul ponte del Po alcuni suoi studenti che si stanno recando a Caresana per una partita di calcio. Convinto dai ragazzi si unisce alla comitiva ed assiste alla gara che lo entusiasma talmente tanto da proporre ai fratelli Cavasonza e Gallina di rifondare la vecchia Robur nata nel 1904 e da poco tempo disciolta. Dopo alcune partitelle preparatorie il 18 dicembre nell’Aula 1 dell’Istituto Tecnico Leardi alle ore 17,15, all’assemblea a cui prese parte anche il Preside, venne perciò fondata una squadra con l’esplicito intento di contrapporsi alla Pro Vercelli. In quel periodo il nord-ovest del paese era il centro del nascente movimento calcistico italiano. Il Genoa, la Pro Vercelli e le squadre di Milano e Torino, erano all’epoca le squadre più competitive, e ben presto a questo gruppo vi si aggiunse anche il Casale, che venne ammesso alla Prima Categoria (la massima serie) nel 1911. Prima di esservi ammesso, però, il Casale militò per due stagioni nei campionati minori. Nel 1909-10 si iscrisse al campionato piemontese di Terza Categoria, che vinse. Dopo essersi aggiudicato nel mese di ottobre la “Coppa d’Argento” messa in palio a Caresana battendo prima la US Milanese ed in finale la Lambro di Milano 5-0, chiese l’ammissione alla Prima Categoria ma la F.I.G.C. gliela negò. Il Casale si iscrisse quindi alla Seconda Categoria, il secondo livello dell’epoca (a cui partecipavano soprattutto le squadre riserve). Nella stagione 1910-11 il Casale si classificò al secondo posto nel campionato piemontese di Seconda Categoria, mancando per un pelo la qualificazione al girone finale. Dopo un ottimo incontro contro l’Inter perso di misura 0-1 a marzo, il Professor Jaffe, diventato dirigente federale, chiese in Assemblea l’ammissione al massimo campionato. Il Consiglio Federale concedette un doppio test-match contro la Libertas di Milano: ottenendo un 1-1 a Casale il 24 settembre e vincendo 1-0 a Milano il 27 settembre, il Casale venne ammesso alla Prima Categoria. La stagione di esordio nel massimo livello fu difficile e la squadra nelle prime giornate collezionò soprattutto sconfitte: tuttavia nella seconda parte del torneo la squadra migliorò il suo rendimento, concludendo il girone nord-occidentale a dieci squadre al sesto posto. L’anno successivo entrò a pieno titolo tra le squadre più forti della penisola, chiudendo, dopo una lotta accanita con Torino e Piemonte F.C., il girone piemontese al secondo posto dietro soltanto alla Pro Vercelli e ottenendo una storica qualificazione al girone di finale dell’Italia settentrionale. Al girone finale il Casale trovò, oltre alla Pro Vercelli, anche Milan, Genoa e le venete Vicenza e Verona. Il Casale ottenne un buon quarto posto, dietro alla Pro Vercelli campione, a Genoa e Milan. Nel maggio 1913 il Casale divenne la prima squadra italiana a sconfiggere una squadra professionistica inglese, battendo il Reading col punteggio di 2-1. Il Reading, dopo quella sconfitta, andò comunque a vincere tutte le altre amichevoli del suo tour italiano, sconfiggendo il Genoa, il Milan, la Pro Vercelli e la Nazionale di calcio italiana.
LO SCUDETTO DEL 1914
Dopo diversi rafforzamenti, nel 1913-14 i nerostellati ottennero il primo successo. Dopo il girone ligure-piemontese, infatti, riuscirono a qualificarsi, insieme al Genoa, al girone finale dell’Italia Settentrionale eliminando per un solo punto i rivali della Pro Vercelli, che così perdeva il titolo dopo tre successi di fila e sei finali consecutive. Nel girone finale dell’Italia Settentrionale, il Casale si trovò di fronte il Genoa, ma anche Internazionale e Juventus, che avevano a loro volta eliminato il Milan. Tuttavia nel girone a sei i nerostellati riuscirono a superare nell’ordine Genoa, Inter, Juventus, Vicenza e Hellas Verona. La finalissima nazionale fu contro la Lazio, vincitrice del campionato dell’Italia Centromeridionale, e i piemontesi si imposero sia all’andata che al ritorno, vincendo così il loro primo ed unico scudetto.
IN MASSIMA SERIE: DALLA GRANDE GUERRA AL 1934
Dopo lo storico scudetto, il Casale non riuscì a ripetersi. Nella stagione
1914-15 riuscì a qualificarsi alle semifinali tramite il girone di qualificazione, ma fu eliminato nel girone di semifinale dal Genoa alla fine campione. Gli scontri diretti tra genoani e nerostellati terminarono in parità, ma al Casale risultò fatale una sconfitta inflittale dalla Juventus, che permise al Genoa di chiudere in testa il girone con soli due punti di vantaggio sul Casale. Il campionato non fu però portato al termine per via dell’entrata in guerra dell’Italia e fu solo nel 1919 che la FIGC decise di assegnare il titolo di Campione d’Italia al Genoa. Nel 1915-16, al posto del campionato, fu indetta la Coppa Federale e il Casale riuscì a vincere il proprio girone eliminatorio, ma si ritirò dalle finali dopo aver perso alla prima giornata contro la Juventus. Da allora a fino al 1919 l’attività fu sospesa per cause belliche, riprendendo solo nel 1919-20. Il Casale non era più l’ottima squadra del 1914, e se nel 1919-20 riuscì a qualificarsi ai gironi di semifinale, nei quali tuttavia non brillò chiudendo solo quarto, nel 1920-21 non riuscì nemmeno a passare le eliminatorie regionali: essendosi classificato al terzo posto nel girone B della Prima Categoria Piemontese, fu costretto agli spareggi per l’ammissione alle semifinali contro l’U.S. Torinese, ma dopo un primo pareggio ad oltranza dopo 145°, perse a Vercelli la ripetizione, venendo così precocemente eliminata. Il 24 luglio 1921, essendo stato respinto il Progetto Pozzo, piano di riforma dei campionati che prevedeva la riduzione delle squadre partecipanti al massimo torneo nell’Italia settentrionale a 24 società contro le 64 partecipanti nel 1920-21, il Casale si scisse insieme alle altre 23 maggiori società aderendo alla C.C.I.. Nel 1921-22, dunque, il Casale non disputò il campionato federale, ma quello CCI. La stagione terminò con un discreto sesto posto nel girone B della Prima Divisione C.C.I. Dopo la ricomposizione dello scisma, con il Compromesso Colombo, si stabilì che il campionato di Prima Divisione 1922-23 sarebbe stato a 36 squadre (suddivise in tre gironi), da ridursi però a 24 tramite la retrocessione di quattro squadre per girone. Il Casale riuscì a salvarsi, con un sesto posto nel girone A. Nei campionati successivi, pur salvandosi, non riuscì mai a lottare per la vittoria del campionato, raggiungendo al massimo il terzo posto nel girone A nella stagione 1924-25. Nel 1926, con la promulgazione della Carta di Viareggio, il Casale fu ammesso alla Divisione Nazionale, il nuovo campionato di massima serie finalmente unificante Nord e Sud nello stesso campionato (anche se per l’arretratezza del calcio meridionale le rappresentanti del sud furono solo 3 contro le 17 del nord). Al suo primo anno in Divisione Nazionale, il Casale disputò un buon torneo, sfiorando, con un 4º posto nel girone A, addirittura la qualificazione al girone finale a 6 squadre per l’assegnazione dello scudetto. Nella stagione successiva, i nerostellati migliorarono il loro rendimento, riuscendo a qualificarsi al girone finale a otto squadre: nelle Finali, ebbero però il poco gratificante ruolo di fanalino di coda del girone, chiudendo all’8° e all’ultimo posto, mentre lo scudetto venne vinto dal Torino capolista. Nell’estate 1928, nel frattempo, la FIGC, condotta dal gerarca fascista Arpinati, decise di rendere finalmente il campionato di massima serie a girone unico, scindendo la Divisione Nazionale in una Divisione Nazionale Serie A e in una Divisione Nazionale Serie B: per raggiungere questo obbiettivo, il Direttorio Federale ripescò d’ufficio numerose società di Prima Divisione in Divisione Nazionale, allargando la massima serie per la stagione 1928-29 ad addirittura 32 società; stabilì poi che il campionato di Divisione Nazionale 1928-29 sarebbe stato di qualificazione: le migliori otto classificate dei due gironi avrebbero partecipato al nuovo campionato di massima serie a girone unico (Divisione Nazionale Serie A a 16 squadre), quelle tra la nona e la quattordicesima posizione avrebbero formato il campionato di Divisione Nazionale Serie B, sempre a girone unico, mentre le ultime due di ogni girone sarebbero retrocesse nel nuovo campionato di terza serie, la Prima Divisione. Il Casale, tuttavia, non riuscì a qualificarsi alla Serie A, chiudendo il girone A soltanto al 10º posto e poco valse l’allargamento della Serie A a diciotto squadre, dato che non aveva concluso il torneo al nono posto. La permanenza in Serie B durò tuttavia soltanto una stagione: vincendo il torneo cadetto 1929-30, ritornò in Serie A, dopo appena una stagione di astinenza. Il primo campionato di A a girone unico disputato dai nerostellati fu negativo con un pessimo 16º posto e il ritorno tra i cadetti sfiorato per un soffio. Dopo una stagione più discreta (12º posto in Serie A), il Casale sfiorò ancora una volta la retrocessione in B nella stagione 1932-33, in cui si salvò per un pelo con un altro pessimo 16º posto. La retrocessione fu però solo rimandata di un anno: al termine del torneo 1933-34, con un 18º e ultimo posto, fu retrocesso in Serie B. Da allora, i casalesi non riuscirono più a tornare in A.

SALI E SCENDI: DAL 1934 AL 1943
Una volta ritornati tra i cadetti, i nerostellati non riuscirono più a ritornare in A, anzi: conobbero un declino preoccupante. Nella stagione 1934-35, con un disastroso 12º posto nel girone A di Serie B, precipitò addirittura in Serie C, e nella stagione successiva arrivò addirittura la retrocessione in Prima Divisione Piemontese. Fortunatamente per il Casale, una volta raggiunto il fondo, la squadra ricominciò a risalire: con un secondo posto nel campionato piemontese di Prima Divisione 1936-37, ritornò in Serie C dopo appena una stagione, e nella stagione successiva ritornò immediatamente addirittura in B, grazie alla vittoria del girone C della Serie C. La permanenza tra i cadetti durò ancora una volta solo una stagione: con un 18º posto in Serie B, ritornò di nuovo in Serie C. Nei campionati successivi il Casale non riuscì a trovare più lo slancio giusto per vincere il girone di C e tornare in B: il risultato migliore in questo periodo fu il 3º posto raggiunto nel girone D della Serie C (1939-40), mentre il peggiore fu il 7º posto nel girone D della Serie C (1941-42). Dopo il 4º posto nel girone E della Serie C nella stagione 1942-43, la guerra impose la sospensione dei campionati a partire dalla stagione 1943-44.
DAL RITORNO IN B ALLA RETROCESSIONE IN IV SERIE: DAL 1944 AL 1952
Nella stagione 1943-44 non fu possibile disputare un regolare campionato di calcio per via delle invasioni tedesca e anglo-americana della Penisola, per cui la FIGC indisse in luogo del regolare campionato un campionato di guerra nell’Alta Italia. Il Casale fu ammesso a questo campionato insieme a numerose squadre di A, B e C, ma fu eliminata nell’eliminatoria zonale piemontese con un poco esaltante 8º posto. Per cause belliche, non fu possibile organizzare nel 1944-45 un campionato di guerra come quello del 1944 vinto dallo Spezia, per cui per quella stagione il Casale fu Inattivo per cause belliche. Nel 1945, a guerra conclusa, il Casale, in quanto una delle migliori società di C, fu ammessa a partecipare al Campionato Misto B-C Alta Italia 1945-46, in cui si classificò al 6º posto nel girone A. A fine stagione, avendo deciso la FIGC di rendere il campionato di Serie B un campionato a tre gironi, fu ammesso ufficialmente in Serie B (nel 1945-46 vi aveva partecipato come società di Serie C). La permanenza tra i cadetti durò tuttavia ancora una volta una sola stagione: con un disastroso 22º posto nel girone A di Serie B, i nerostellati ritornarono immediatamente in C. Come se non bastasse, per la successiva stagione 1947-48 si presentava un inghippo preoccupante: la FIGC aveva deciso di rendere la Serie C un campionato a 3 gironi a partire dalla stagione 1948-49 e, dato che la Serie C 1947-48 era composta da addirittura 18 gironi, questo significava che per essere ammessi alla nuova Serie C si era obbligati a vincere il girone, mentre tutte le rimanenti società sarebbero state retrocesse nelle categorie inferiore. Il Casale, comunque, riuscì a vincere il girone B della Serie C della Lega Nord, venendo quindi ammesso alla Serie C Nazionale e scansando la retrocessione in Promozione interregionale. Nei tre successivi campionati di Serie C ottenne piazzamenti dal 5º all’8º posto, salvandosi tranquillamente. Ancora una volta una riforma della FIGC minacciò fortemente la permanenza in C del Casale: infatti nel 1951 la Federcalcio stabilì che dalla stagione 1952-53 la Serie C, all’epoca a quattro gironi, si sarebbe trasformata addirittura in un campionato a girone unico, a cui sarebbero state ammesse solo le migliori tre classificate di ognuno dei quattro gironi della Serie C 1951-52, più le due migliori quarte. Il Casale ottenne quindi nella stagione 1951-52 un ulteriore 8º posto nel girone A della Serie C, ma, dato che per essere ammesso alla Serie C a girone unico bisognava arrivare almeno quarti, ciò non bastò per evitare la retrocessione in IV Serie.
TRA C E D: DAL 1952 AL 1973
Una volta precipitata in IV Serie, il Casale non riuscì a trovare lo slancio giusto per cogliere la promozione nella Serie C a girone unico: in questo periodo il miglior piazzamento fu il 4º posto nel girone A della IV Serie (1956-57), mentre il peggiore fu costituito dal 12º nel girone A della IV Serie (1954-55). Il Casale non fu, quindi, mai in lotta per la promozione: per essere promossi in Serie C, all’epoca, infatti, non era sufficiente vincere il girone, ma bisognava guadagnarsi la promozione sconfiggendo le vincenti degli altri gironi nei due gironi di semifinale, le cui vincenti si sarebbero contese il titolo di IV Serie. La situazione cambiò nel 1957, allorché la FIGC decise di abolire il girone unico nella Serie C, trasformando il campionato di terza serie in un torneo a tre gironi. Quindi, con una quarantina di posti liberi in palio per la nuova Serie C, il Casale, nella stagione 1957-58, classificandosi al 2º posto nel girone A dell’Eccellenza della IV Serie, riuscì finalmente a ritornare in C. Una volta ritornato in C, il Casale, tuttavia, inserito nel girone A, non riuscì mai ad essere competitivo, con piazzamenti tra il 10° (1960-61) e il 14º posto (1958-59): nel 1962-63, anzi, arrivò la retrocessione in Serie D, a causa del 17º posto nel girone A. Ritornato di nuovo in D, il Casale non riuscì a rendersi competitivo per un’immediata risalita in C: se nei primi tre campionati di D ottenne piazzamenti tra il 5º e l’8º posto, nei tre campionati successivi il suo rendimento andò ulteriormente peggiorando, culminando addirittura nel 16º posto nel Girone A nella stagione 1968-69, che avrebbe comportato la retrocessione in Promozione; fortunatamente per i nerostellati, il Casale fu riammesso in D alla compilazione dei nuovi organici. Nella stagione 1969-70, caratterizzata da un 10º posto nel girone A della Serie D, la società nerostellata ricevette dalla F.I.G.C. la Stella d’oro al Merito Sportivo. I campionati successivi furono mediocri, con la società a metà classifica e mai in lotta per la promozione in C. Nel 1973, tuttavia, arrivò la fusione con la U.S. Junior di Casale Monferrato (appena promossa in Serie D), che comportò il cambiamento della denominazione in Associazione Calcio Juniorcasale.
DAL JUNIORCASALE AL FALLIMENTO: DAL 1973 AL 1993

DALLA RIFONDAZIONE DEL 1993 A OGGI

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