Il Casale fa 107
Il Casale fa 107
Un amarcord di Gianni Turino in occasione dell'anniversario della fondazione di club nerostellato
CASALE MONFERRATO - 1 ora fa
IL CASALE FA 107
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Il mio amico Fabio Mignone, grande cuore nero stellato, mi tira per i capelli e , cogliendo l’occasione della partita con il Legnano (negli anni Cinquanta vi giocò il già nerostellato Monzambani) mi ricorda l’anniversario della fondazione del Casale.
Ho scritto molto su quel lontano giorno di metà dicembre del 1909 quando dall’Istituto per “ periti commerciali ed agrimensori” , Leardi diede i primi vagiti il footbal club vestito con un lembo notturno di cielo illuminato da una vivida stella sul cuore.
E quella squadra , quel club, entrò subito nel cuore dei casalesi
Perché il Casale, il Casale FBC, è sempre stato per Casale molto di più che non una squadra di fulbal.
Per cercare di spiegare questo, è però necessario, come nei romanzi dell’Ottocento, fare un passo indietro e , come nelle favole, partire da…
…C’era una volta Casale…
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Temporibus illis, in Piemonte le realtà politiche erano sostanzialmente tre: i Savoia , il granducato di Saluzzo ed il marchesato del Monferrato:
Saluzzo fu rapidamente incorporato dai Savoia; mentre Casale sviluppò la sua autonomia con stretti rapporti verso oriente ( Mantova); un oriente culturalmente più evoluto dal resto del Piemonte savoiardo soffocato da clero e militari.
Casale maturò, oltre al ruolo politico e strategico apprezzato in tutte le cancellerie del continente, una cultura che ebbe, nel sedicesimo secolo, e nel successivo, con Stefano Guazzo echi in tutta Europa. Il suo “Della civil conversazione” fu un autentico best seller tradotto in molte le lingue, tra cui anche l’olandese, ed appassionò, fra i tanti, anche il mostro sacro della cultura europea, il francese Montaigne.
Nel 1713 il Marchesato del Monferrato fu incamerato dai Savoia; ma Casale mantenne , nella nuova realtà, un ruolo che anche nel Regno Sardo e fino all’unità d’Italia era secondo solo a Torino.
Con l’Unità d’Italia Casale perse sempre più importanza, e non qui il caso ed il luogo di analizzarne il perché; un’ importanza che riacquistò, nella psicologia dei casalesi, con la squadra nerostellata che riportò la città a contrastare, ed a vincere , i più titolati centri italiani.
Con il Casale FBC, Casale città, ed il suo interland, ritrovò l’orgoglio dell’antico ruolo ( Casale è l’unica città non capoluogo di provincia , campione d’Italia; la vicenda della Novese è un’altra cosa) ed il vessillo nerostellato divenne la sua bandiera.
Questa bandiera ha fatto vibrare molti cuori nel passato e, come attestano gli scritti di illustri giornalisti e letterati, ha suscitato interesse in ogni parte d’Italia.
Tanto è vero che una squadra della Campania, la Frattese, adottò la maglia nero stellata proprio riferendosi –è nell’atto costitutivo- al Casale.
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Lo scudetto del 1914 non ebbe più seguito, sull’immediato per lo scoppio della Grande Guerra, e poi per l’evoluzione delle condizioni sociali ed economiche italiane che finivano di privilegiare, sui sentimenti e la passione, i quattrini.
Le piccole città come Casale fatalmente dovettero soccombere allo strapotere economico dei grandi club;
Caligaris, bandiera nero stellata per dieci anni, passò alla Juventus; la sera in cui si sparse la notizia , al caffè Rossignoli fu aggredito a sputi dai tifosi casalesi che gli affibbiarono, oltre ai vari “titoli” ispirati alla città di Priamo ed Ecuba, il marchio di “VENDUTO” ; Caligaris rispose “ Non posso fare il ragioniere per tutta la vita quando la Juventus mi dà prospettive economiche e di carriera allettanti”
Caligaris, giovame ragioniere, era impiegato da Buzzi cementi. Il giovedì pomeriggio i suoi capi gli davano il permesso per l’allenamento settimanale e Caligaris recuperava le quattro ore la domenica mattina, se il Casale era impegnato al Natal Palli, o fermandosi un’ora in più negli altri giorni, quando giocava in trasferta.
Caliga eccelleva in tutti gli sport, compreso il bigliardo…
Era bravissimo nel pallone elastico ed ancora molti anni dopo, mentre scrivevo per l’enciclopedia del calcio la storia del Casale, un suo vecchio amico, il Vasin Muclon, mi diceva con voce piena di rimpianto “ Peccato che abbia scelto il fulbal…Nel pallone (e intendeva il pallone elastico) poteva diventare qualcuno…”.
Caligaris ebbe un ultimo exploit nel pallone elastico quando nel 1929 , in coppia con l'inseparabile «Viri» Rosetta, fu protagonista di una sfida originale contro i big del pallone, Conrotto, Cocito e Santanera; giocavano con una palla da calcio «numero quattro», colpendo con i piedi, i calciatori; con il bracciale piemontese, i campioni del pallone.
Vinsero Santanera e compagni per 9 3 ma il Muclon non fece commenti perché disse che quando voleva vedere cose da circo, andava al circo.
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I nerostellati sono stati simbolo per Casale e il suo interland.
Oggi questa grande passione, che era alimentata, più che dal tifo, dall’amore, si è attenuata e il pubblico che entra al Natal Palli non è più quello che l’affollava. Ma si rigenera per l’impegno generoso di chi consente ai nero stellati di essere ancora una realtà viva e palpitante.
Perché l’amore per quella stella sul cuore è stata “vita” per tanti.
Ricordo per tutti - intingendo la penna in quel vecchio, sbirolato e malandato calamaio che è il cuore – come simbolo di questo amore, Pierino Dusio, l’ antico fac- totum di tante battaglie nero stellate.
Lo incontrai per l’ultima volta ad Aosta dove il Casale disputava una amichevole di precampionato. Era magro, emaciato, già roso dall’accidenti che l’avrebbe portato a salutare baracca e burattini. Stavamo parlando del più e del meno quando dagli spogliatoi emersero sul campo, in fila indiana , i nerostellati. Dusio si bloccò come paralizzato dall’emozione; si passò due dita fra colloe colletto della camicia, dannatamente troppo largo, e lanciò verso quelli che erano sempre i suoi ragazzi un grido: “…Forza fioi…andumma…forza…” ; e poi sussurrò , fra sé e sé come in una riflessione: “…Perché vedete, fioi,…quando si ha quella stella sul cuore , non si può che volare…”
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