Casale, Iannini: "Gli atti di violenza a me attribuiti non fanno parte del mio essere"
Casale, Iannini: "Gli atti di violenza a me attribuiti non fanno parte del mio essere"
02.06.2012 12:30 di Federico Capra
Questo il lungo comunicato stampa che Gaetano Iannini - calciatore del Casale - ha voluto leggere nella giornata di ieri davanti ai giornalisti, a seguito della denuncia da parte della Polizia di Stato e la condanna a 4 anni di Daspo inflittagli. Iannini, dopo la partita tra Casale e Virtus Entella, avrebbe usato atti di violenza nei confronti delle forze dell'ordine. Ora il ventinovenne centrocampista napoletano farà ricorso alla Prefettura, in caso di parere negativo si rivolgerà al tribunale amministrativo regionale.
"Avverto forte l'esigenza di fare chiarezza sui fatti di violenza che ingiustamente mi sono stati addebitati e che mi hanno sottoposto ad una violenta gogna mediatica da parte degli organi di stampa. Comportamenti violenti contro le forze dell'ordine che non mi appartengono perchè stanno danneggiando l'immagine mia, di uomo e di giocatore, nonchè quella della mia famiglia. Mi sono state attribuite condotte violente completamente estranee alla mia educazione personale e alla mia educazione sportiva. Non ho mai compiuto atti di violenza nei confronti di nessuna persona fisica e soprattutto nei confronti delle forze di Polizia, tutori dell'ordine. Ricordo a tutti che mio padre è un Vigile del Fuoco e nella mia famiglia il rispetto per la divisa è un qualche cosa che mi hanno insegnato sin da bambino e che ho nel sangue. Per questo, con forza, vi dico che quanto ho letto e udito sul mio conto è frutto di erronee interpretazioni, equivoci e di travisamento dei fatti. Quello che è accaduto sotto gli occhi di tutti, la degenerazione dell'evento sportivo non mi ha visto coinvolto in nessun momento, nè in campo, nè fuori dal campo. Ben presto l'auspicata evocazione delle immagini registrate mi potranno dare ragione, tuttavia non posso negare che, per come si stanno svolgendo i fatti, per l'invasione massiva dei tifosi abbia avvertito un sentimento di spavento e di pericolo per la mia incolumità personale. La concitazione e la tensione del momento e la pressione dei tifosi mi hanno determinato a guadagnare gli spogliatoi nel più breve tempo possibile, alla ricerca di un ricovero sicuro lontano dalle condotte di violenza ancora in atto. A quel punto ho deciso di entrare negli spogliatoi oltrepassando con fermezza il cordone dei poliziotti nel fermo convincimento che gli stessi si fossero schierati per impedire l'accesso agli spogliatoi dei tifosi e non certo ai giocatori. Solo l'arbitro aveva guadagnato gli spogliatoi da diverso tempo, dunque determinato ero di mettere al sicuro me stesso e di allontanarmi dagli episodi di violenza, mi sono fatto spazio nel cordone dei poliziotti per passare e entrare nello spogliatoio. Con forza, non lo escludo, ma non con violenza. Il mio gesto, certamente condizionato da un senso di timore è stato dettato dall'istinto di mettermi a riparo, giammai per usare violenza nei confronti della Polizia o con volontà di violare un provvedimento impartito dalle autorità. Lungi da me qualsiasi intento violento analogamente per quanto accaduto all'interno degli spogliatoi. Ho effettivamente messo le mani su una telecamera, questo lo voglio specificare bene, impedendo che facesse le riprese, nell'assoluta convinzione che si trattasse, non me ne vogliate, di un giornalista non autorizzato. Non era in divisa, non aveva nessun distintivo, era una persona qualunque con una telecamera e io gli ho messo la mano davanti. Non ho mai avuto alcun intento di mettere in atto condotte di violenza, resistenza e oltraggio alle forze dell'ordine. E' per questo che rifiuto il marchio del mostro da sbattere in prima pagina e non voglio neppure pensare che l'etichetta di violento mi sia stata attribuita per le mie origini napoletane. La mia storia di uomo prima e calciatore dopo parla chiaro. Basti pensare che io quest'anno ho preso tre ammonizioni in quaranta partite, non sono mai stato squalificato sul campo. Ho solamente preso una giornata dalla Procura Federale con il Poggibonsi e ne ho prese tre a fine campionato sempre al di fuori dal campo. Così si sono svolti i fatti che ho inteso chiarire in questa sede. Ad onore del vero l'ho fatto a tutela, ribadisco, della mia immagine di uomo e calciatore e a tutela della mia famiglia che con enormi sacrifici ha portato avanti il mio sogno di diventare calciatore e che mi ha insegnato solo i valori e i principi della lealtà e della correttezza e del rispetto delle forze dell'ordine. Quello che più mi ha amareggiato è, come voi tutti sapete, la notifica del divieto di frequentare gli stadi, luogo dove si svolge il mio lavoro. Per questo ho già demandato ai miei legali per la tutela dei miei diritti nelle sedi opportune. Non vi chiedo di fare un atto di fede nei miei confronti ma di valutare con serenità i fatti così come ve li ho descritti".
"Avverto forte l'esigenza di fare chiarezza sui fatti di violenza che ingiustamente mi sono stati addebitati e che mi hanno sottoposto ad una violenta gogna mediatica da parte degli organi di stampa. Comportamenti violenti contro le forze dell'ordine che non mi appartengono perchè stanno danneggiando l'immagine mia, di uomo e di giocatore, nonchè quella della mia famiglia. Mi sono state attribuite condotte violente completamente estranee alla mia educazione personale e alla mia educazione sportiva. Non ho mai compiuto atti di violenza nei confronti di nessuna persona fisica e soprattutto nei confronti delle forze di Polizia, tutori dell'ordine. Ricordo a tutti che mio padre è un Vigile del Fuoco e nella mia famiglia il rispetto per la divisa è un qualche cosa che mi hanno insegnato sin da bambino e che ho nel sangue. Per questo, con forza, vi dico che quanto ho letto e udito sul mio conto è frutto di erronee interpretazioni, equivoci e di travisamento dei fatti. Quello che è accaduto sotto gli occhi di tutti, la degenerazione dell'evento sportivo non mi ha visto coinvolto in nessun momento, nè in campo, nè fuori dal campo. Ben presto l'auspicata evocazione delle immagini registrate mi potranno dare ragione, tuttavia non posso negare che, per come si stanno svolgendo i fatti, per l'invasione massiva dei tifosi abbia avvertito un sentimento di spavento e di pericolo per la mia incolumità personale. La concitazione e la tensione del momento e la pressione dei tifosi mi hanno determinato a guadagnare gli spogliatoi nel più breve tempo possibile, alla ricerca di un ricovero sicuro lontano dalle condotte di violenza ancora in atto. A quel punto ho deciso di entrare negli spogliatoi oltrepassando con fermezza il cordone dei poliziotti nel fermo convincimento che gli stessi si fossero schierati per impedire l'accesso agli spogliatoi dei tifosi e non certo ai giocatori. Solo l'arbitro aveva guadagnato gli spogliatoi da diverso tempo, dunque determinato ero di mettere al sicuro me stesso e di allontanarmi dagli episodi di violenza, mi sono fatto spazio nel cordone dei poliziotti per passare e entrare nello spogliatoio. Con forza, non lo escludo, ma non con violenza. Il mio gesto, certamente condizionato da un senso di timore è stato dettato dall'istinto di mettermi a riparo, giammai per usare violenza nei confronti della Polizia o con volontà di violare un provvedimento impartito dalle autorità. Lungi da me qualsiasi intento violento analogamente per quanto accaduto all'interno degli spogliatoi. Ho effettivamente messo le mani su una telecamera, questo lo voglio specificare bene, impedendo che facesse le riprese, nell'assoluta convinzione che si trattasse, non me ne vogliate, di un giornalista non autorizzato. Non era in divisa, non aveva nessun distintivo, era una persona qualunque con una telecamera e io gli ho messo la mano davanti. Non ho mai avuto alcun intento di mettere in atto condotte di violenza, resistenza e oltraggio alle forze dell'ordine. E' per questo che rifiuto il marchio del mostro da sbattere in prima pagina e non voglio neppure pensare che l'etichetta di violento mi sia stata attribuita per le mie origini napoletane. La mia storia di uomo prima e calciatore dopo parla chiaro. Basti pensare che io quest'anno ho preso tre ammonizioni in quaranta partite, non sono mai stato squalificato sul campo. Ho solamente preso una giornata dalla Procura Federale con il Poggibonsi e ne ho prese tre a fine campionato sempre al di fuori dal campo. Così si sono svolti i fatti che ho inteso chiarire in questa sede. Ad onore del vero l'ho fatto a tutela, ribadisco, della mia immagine di uomo e calciatore e a tutela della mia famiglia che con enormi sacrifici ha portato avanti il mio sogno di diventare calciatore e che mi ha insegnato solo i valori e i principi della lealtà e della correttezza e del rispetto delle forze dell'ordine. Quello che più mi ha amareggiato è, come voi tutti sapete, la notifica del divieto di frequentare gli stadi, luogo dove si svolge il mio lavoro. Per questo ho già demandato ai miei legali per la tutela dei miei diritti nelle sedi opportune. Non vi chiedo di fare un atto di fede nei miei confronti ma di valutare con serenità i fatti così come ve li ho descritti".
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